domenica 27 settembre 2015

MISS U

Ero indaffarata al computer ,era notte, la mia stanza era illuminata soltanto dal tepore della luna che rifletteva su di una finestra, mentre il mio viso era illuminato dallo schermo del computer.
Era l'inizio dell'Autunno e il vento lasciava il suo segno, muoveva incessantemente le foglie degli alberi che poverine erano costrette a cadere, il mio viso era accarezzato dolcemente da folate di vento che richiamavano la mia attenzione sulla fine dell'estate e l'inizio di qualcosa di nuovo.
Nella mia stanza si sentiva soltanto il battere dei polpastrelli sulla tastiera del computer, era il mio momento preferito....ero lì nel mio letto, accoccolata dal dolce profumo di una candela al marshmallow ,con i capelli raccolti in uno chignon spettinato, avevo fatto un bagno caldo e si sentiva ancora l'odore del bagnoschiuma sulla pelle, si sentiva l'odore della mia crema corpo,si percepiva l'essenza di me.
Accoccolata da questi dolci suoni e inebrianti odori, venni rapita dalla luce e dal suono del mio cellulare che si illuminò sul mio comodino....chi poteva essere a quell'ora della notte?? Si fermava e dopo vari intervalli di secondi si illuminava di nuovo, erano dei messaggi....ero titubante ma allo stesso tempo molto curiosa..., inizialmente decisi di non dargli peso, avrei risposto l'indomani e lo lasciai ancora squillare per qualche secondo.
Innervosita poi, dall incessante rumore, decisi di prenderlo per attivare la modalità di silenzioso...appena lo presi, le mie mani si bloccarono, le mie pupille si dilatarono dallo scoprire quel nome che non vedevo sullo schermo del mio computer da qualche anno.
Come gli ero venuta in mente in quel preciso istante? Mi stava scrivendo una canzone che gli avevo dedicato in passato, l' aveva scritta tutta....quella era la nostra canzone....!!! L'ultimo messaggio mi arrivò quando ancora avevo il telefonino tra le mani...scrivendomi :" Sono così  distante da te ,ma in questo preciso momento, in un bar qui a Sydney ho messo una moneta in un jukeboxe, non ho avuto modo di scegliere la canzone, ha scelto lui per me....IL DESTINO HA SCELTO LUI PER ME....MI MANCHI"....
Rimasi lì, impietrita....... come mi era mancato anche lui.


I was busy at the computer, it was night, my room was lit only by the warmth of the moon that reflected on a window, while my face was lit from the computer screen.
It was the beginning of Autumn and the wind was leaving his mark, moving incessantly the leaves from the trees, forcing them to falling, my face was gently caressed by gusts of wind that recalled my mind to the end of summer and the beginning of something new.
In my room there was only the  sound of the beat of the my fingertips on the computer keyboard, it was my favorite moment .... I was  in my bed, curled up by the sweet scent of  marshmallow candle, my skin had the smell of shower gel and my body cream, in that room there was the essence of me. 
 From sweet Autumn sounds and inebriating smells, I was kidnapped from the light and the sound of my phone  on my bedside table.
Who could be a time of night? I was wandering. He stopped and after same seconds later he lit up again, were messages .... I was hesitant but at the same time ... very curious, initially I decided not to give it weight, but irritated by the incessant noise, I decided to take it to activate the silent mode ... As soon as I took it, my hands froze, my pupils dilated from discovering that name...I  didn't see that name   on the screen of my smartphone for a few years.
Why I was coming to his mind at this moment ? 
He was writing a song ....the song that I dedicated to him in the past, .... that was our song .... !!! After he wrote the entire song, while I was reading, the last message arrived ,I  was still had the phone between my hands ...he wrote: "I am so far away from you, but in this moment, in a bar here in Sydney I put a coin in a jukeboxes, I hadn't choose a song, he has chosen  for me .... DESTINY HAS Chosen FOR ME .... I miss you '....
I was there paralyzed.......in that instant i realized that I missed him to.

venerdì 8 maggio 2015

569 Parole

569 Parole

Mi precipitai nell' atrio del palazzo per prendere l’ascensore, avvertii il suo bisogno….la distanza che ci separava era insormontabile, avevo bisogno di nuovo di lui, avevo bisogno di sentirmi tra le sue braccia, di sentire un suo bacio. Il litigio mi aveva sopraffatto, mi aveva calpestata, non riuscivo più a  sentire il mio essere, non riuscivo più a percepire la mia essenza, non riuscivo più a resistere senza un suo bacio, la sua lingua che toccava ed accarezzava la mia, come simbolo di una promessa.
Le scarpe mi facevano male, avevo le bolle che distruggevano i miei piedi, i talloni mi bruciavano, ed ogni passo verso la sua direzione era rallentato dai piccoli dolori che provavo, l’ascensore tardava ad arrivare, non riuscivo più a sopportare quell’attesa, spingevo più forte che potevo ed incessantemente il pulsante per far arrivare quel aggeggio che avrebbe colmato la nostra distanza, che avrebbe placato la mia esigenza.
Appena le porte si aprirono, mi fiondai all' interno, era popolato da circa 10 persone, ognuna aveva un aria indaffarata, molti avevano la mia stessa impazienza nell' aspettare, altri invece erano scocciati, forse non avevano avuto una bella giornata, forse anche loro come me, avevano il bisogno di toccare in quel preciso istante la persona che amavano.
Arrivata, incurante del dolore ai piedi, incurante degli sguardi della gente, comincia a camminare ad un passo sempre più deciso, avevo sicuramente l’aria di qualcuna che andava a prendersi quello che voleva, il petto fuoriusciva, le spalle erano dritte, il collo leggermente verso l’alto e in avanti come se in questo modo la mia testa potesse arrivare prima del mio corpo, in quel momento tutto di cui avevamo discusso risultava così superfluo, tutto così infantile.
Mi domandavo cosa avrebbe fatto lui nel momento in cui mi avesse rivista, nel momento in cui sarei entrata con prepotenza nel suo ufficio, per attirarlo a me e baciarlo con una bacio che solo io e lui eravamo in grado di darci. 
Camminavo e già immaginavo la scena, come se fossi in un film, immaginavo la sua faccia sorpresa, le sue mani che si bloccavano nel momento in cui sarei entrata, immaginavo cosa sarebbe avvenuto con una tale precisione, che non mi resi conto se tutto ciò era già avvenuto o era ancora tutto ancora disegnato nella mia mente.
Non feci annunciare la mia presenza al suo assistente, procedetti senza che lui avesse la possibilità di dirmi qualcosa, non avrei sopportato ancora un minuto in più senza lui, il suo assistente rimase con le mani in aria in segno di attesa e con la bocca spalancata, che accennava la sua voglia di dire qualcosa.
Entrai, ma ciò che vidi non era esattamente ciò che pochi secondi prima avevo immaginato, anzi…,lui era lì... indossava la camicia azzurra che io gli avevo regalato perché risaltava il suo incarnato, aveva l’orologio che avevamo comprato insieme quel giorno a Parigi, che attestava la sua potenza, la sua virilità, aveva il bracciale che simboleggiava la nostra unione……  potei osservare benissimo le sue braccia, perché circondavano e avvinghiavano con un avidità tale che pensavo mettesse solo nell’ afferrare ,nell’abbracciare  e nel baciare me, ma adesso erano strette su una schiena che chiaramente non era la mia.
Rimasi immobile a fissarli, impietrita da ciò che non volevo vedere ma ero  bloccata , i piedi che prima agoniavano non li sentivo più, il suolo sul quale ero ….mi sprofondava lentamente, lui si accorse di me, percepì le mie vibrazioni e gli occhi che prima erano chiusi e intenti a baciare con intensità l'altra, si fiondarono su di me, rimanemmo lì….a fissarci occhi negli occhi.


mercoledì 11 marzo 2015

Mr. Effe

Il tempo passò molto velocemente, dopo il meeting ebbi due appuntamenti di lavoro che portarono via tutta la mattinata, improvvisamente guardai l' orologio e mi accorsi che erano già le 13:00.
Mi fiondai subito in strada alla ricerca di un taxi, non volevo fare tardi al appuntamento anche se ero già palesemente in ritardo.


Nel taxi cercai di sistemarmi un pochino, sciolsi i capelli anche se l’effetto non era quello sperato, non so perché ma ogni volta che speravo che i miei capelli potessero stare bene,era sempre l’opposto di quello che doveva essere, misi un velo di rossetto e un velo di cipria, non mi sentivo bella, ne tanto meno attraete, la scelta della gonna non mi sembrava essere stata giusta, non volevo che Mr. Effe si soffermasse a vedere le mie gambe, quelle che io reputavo essere la parte peggiore di me.
Ero trepidante, guardavo fuori dal finestrino lo scorrere della città, tutti a quell’ora erano in strada, tutti alla ricerca di cibo, come in una giungla, gli animali erano stati liberati dalle loro gabbie di vetro alla ricerca di cibo, era davvero una bella giornata il sole era accecante ,chiusi gli occhi, rivolsi lo sguardo verso il vetro lasciando che il sole accarezzasse dolcemente con il suo tepore il mio viso.
Lasciai che la mia ansia venisse coccolata dalla sensazione del calore sulla pelle ,lasciai andare i miei mille pensieri, le mille frustrazioni sul mio corpo, lasciai solo che un filo di vento mi accarezzasse il viso.
Quando arrivammo non mi accorsi che avevamo accostato, venni richiamata dai miei pensieri, dalla voce del tassista che mi diceva il prezzo della corsa.
Quando scesi, non ero pronta ad affrontarlo, aspettati un attimo prima di aprire la porta del ristorante, mi guardai attorno… quel posto era fatto per me, lo adoravo, si trovava sulle sponde della riva del fiume, a ridosso del fiume si poteva apprezzare il meraviglioso skyline, dove accanto agli edifici moderni, nati per attestare la potenza delle banche, industriali e broker assicurativi, c’erano i miei preferiti, quelli antichi, attraversati da secoli di storia ed ancora lì imponenti a ricordare la loro potenza, la loro maestanza.
Quando entrai, mi diressi verso la manager del ristorante accertandomi che Mr. Effe fosse già lì, quando dissi il nome del mio “accompagnatore” lei arrossì e fece segno di seguirmi.
Mr.Effe non si accorse della mia presenza ed in questo modo per la prima volta potei guardarlo senza che lui mi stesse scrutando, era ancora più bello, la sua bellezza era apprezzata da tutte le presenti in sala che spettegolavano un su di lui indicandolo di tanto in tanto e dando lunghe occhiate all’uomo più fascionoso del locale.
Lui era assorto nel controllare le sue e-mail dal suo tablet, il sole gli attraversava i capelli realizzando attorno a lui un aurea ancora più luminosa di quella che lui già dava alla stanza, i suoi capelli erano più spettinati rispetto alla mattina, il bagliore del sole li rendeva  più chiari, la sua barba gli donava quell’aria da ribelle, da selvaggio, aveva tolto la giacca, aveva una camicia bianca che gli contornava il suo perfetto torace, aveva arrotolato le maniche e l’aveva sbottonata quanto bastava per intravedere i peletti del suo torace.
Ai polsi aveva i suoi bracciali di cuoio ed il suo orologio, e con le sue belle ed affusolate mani scorreva lo schermo del monitor del tablet in maniera dolce ed indaffarata.
Si accorse di me, solo nel momento in cui mi avvicinai in maniera tale da fargli ombra sullo schermo del tablet, ci mise un minuto nell’ alzare la testa, contemplava la mia ombra, assicurandosi di alzare lo sguardo solo per me.



lunedì 16 febbraio 2015

Fiumi di Parole

Forse non avrei dovuto, ma in quel momento sentivo che quella era la cosa giusta da fare.

Se tutto il nostro mondo fosse un bivio? E se avessimo sempre preso la scelta sbagliata? 
Sono sempre stata ossessionata dal film Sliding Doors,mi piaceva l'idea che la vita potesse essere così imprevedibile,che potesse cambiare per una porta chiusa al momento giusto.
Ma se io fossi sempre riuscita ad entrare in quella porta e percorrere una vita, che non doveva essere vissuta in quel modo?
Riflettevo nel tepore del mio letto, accoccolata nel mio piumone ,sorseggiando una tazza di camomilla e illuminata solo dallo schermo del monitor del mio portatile, forse avevo sempre sbagliato, forse avevo sempre preso la strada che avesse fatto piacere agli altri e non a me, forse avevo bisogno di qualcosa di nuovo, di qualcosa che mai nella mia vita da persona riflessiva, avrei fatto, diventare Impulsiva.

Mi capitò quel venerdì,finalmente libera dalle mie costrizioni ,volevo che ci fosse un cambiamento nella mia vita, e quando lo rincontrai non ebbi alcun dubbio, me lo ero lasciata sfuggire, era fidanzato, aveva un altra vita di cui io non facevo parte, ma in quel momento doveva essere mio.

Forse per lui ero solo stata una piccola parentesi dimenticata della sua vita, mentre per me quei giorni in sua compagnia erano stati i migliori della mia vita.

E fu così, che quando lo rincontrai...riemersero tutte quelle emozioni, che nel tempo ero riuscita a domare, emersero tutte quelle sensazioni che il mio corpo provava alla sua vicinanza, riemersero tante nuove palpitazioni dettate dal battito del mio cuore......

forse non avrei dovuto, ma lo feci!